Il caso Italia scompare, almeno per il momento dai radar dell’Fmi. La dote portata al più importante appuntamento economico dell’anno dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è stata naturalmente la nuova maggioranza: fuori i fautori dell’Italexit, dentro forze responsabili europeiste. Così nelle riunioni di Washington campeggiano i problemi globali, dalla Brexit, alla guerra dei dazi, all’Argentina, alla Turchia.

E sul fronte europeo, nonostante il faticoso parto della manovra, giungono segnali positivi. Un Pierre Moscovici, rilassato ma che resterà in carica con la Commissione fino a dicembre, e dunque giudicherà la manovra italiana preventivamente, assicura: “Non vogliamo creare una crisi nel bilancio italiano”, ma aggiunge con il solito modulo che l’occhio della Commissione sta sul leggero deterioramento del nostro bilancio strutturale.

Così per il problema del debito. Il governatore della Banca d’Italia non rinuncia a dire, in una intervista pubblica all’Institute for International Finance che l’Italia ha un debito pubblico che “consiglierei di non aumentare”. Il Fondo monetario rileva puntualmente che il debito del nostro paese cresce: “Ci vuole un impegno credibile alla riduzione”, chiede in una conferenza stampa il capo del Dipartimento Europa, Poul Thomsen.

Ci protegge lo spread, sceso ai livelli dello scorso maggio e che l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, in un incontro con la stampa italiana qui a Washington, prevede sotto i 100 punti con l’approvazione della Finanziaria di cui dà un giudizio positivo: “Stabilizza i conti e protegge il risparmio degli italiani”. Definisce inoltre “sacrosanto” l’obiettivo del governo di contrastare l’evasione fiscale.

Resta il problema della crescita che Bankitalia vede a zero anche per il terzo trimestre dell’anno. Ma segnali positivi ci sono. Sorprendentemente, stavolta, come fa notare il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, battiamo la Germania: le nostre esportazioni tengono mentre quelle tedesche arretrano pericolosamente. L’importante è che questi segnali positivi non vengano turbati da quelli che il ministro dell’Economia qui a Washinton definisce “litigi fisiologici”.

 

https://www.repubblica.it/economia/rubriche/policy/2019/10/19/news/il_problema_italia_scompare_dai_radar_del_fmi-238947647/