Il governo – dopo le critiche delle Regioni più colpite dai «blocchi» per evitare l’epidemia da coronavirus – lavora al secondo decreto di misure urgenti per sostenere l’economia e allontanare lo spettro di una recessione. Il decreto «crescita» conterrà «finanza aggiuntiva», ovvero più deficit pubblico, per fare fronte all’emergenza, ma c’è bisogno dell’ autorizzazione del Parlamento per ampliare il deficit. «Chiederemo di poterlo fare, in accordo con le autorità europee – ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – Con un terzo intervento, ancora più complessivo e sistematico, faremo ripartire l’ intera economia, con un’accelerazione della spesa per investimenti e una poderosa opera di semplificazione».
La cura anti-crisi del governo si basa su una serie di nuove misure di sostegno all’economia per rilanciare la crescita e arginare l’impatto del coronavirus sull’economia (già debole) del Paese. Si tratta, secondo quanto trapela dal ministero dell’Economia, come riportato da alcuni quotidiani, di interventi per 3,6-4 miliardi di deficit aggiuntivo. Un provvedimento che nelle intenzioni dell’esecutivo dovrebbe avere una largo impatto e che lo stesso premier Conte ha definito una «terapia d’urto» per l’Italia. Il decreto legge, che dovrebbe vedere la luce nelle prossime ore, al massimo all’inizio della settimana, conterrà muove misure per i settori economici più esposti, sostegno all’export e rilancio degli investimenti, e sarà al centro dell’incontro previsto con le parti sociali e Regioni mercoledì prossimo.
L’obiettivo è quello di sbloccare fino a 4 miliardi di risorse aggiuntive in deficit, per i quali serve il via libera del Parlamento, e che potrebbe portare il disavanzo anche oltre il 2,5% del Pil (la manovra 2020 fissa l’asticella, già in deroga ai patti, al 2,2%: la Ue ha rimandato l’esame alla prossima primavera). La trattativa con la Ue sullo sforamento dei vincoli di bilancio dovrebbe interessare anche i target 2021.
Del resto, un segnale forte è necessario, anche per venire incontro alle critiche delle Regioni sulle «misure insufficienti» finora predisposte dal governo (qui le parole dell’assessore lombardo Caparini) e contrastare le stime negative sulla decrescita attesa del Pil (qui le stime del centro studi Ref, che sottolineano un possibile calo del Pil italiano fino al 3%).
Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha parlato di «stanziamenti aggiuntivi», per i quali verrà chiesta «l’autorizzazione al Parlamento italiano» e che «sono compatibili con la flessibilità prevista dalle regole del Patto di stabilità Ue». Il ministro ha anche sottolineato di non temere che Bruxelles possa contestare le richieste italiane.
I nuovi decreti per far crescere l’Italia
Il premier Conte ha annunciato anche sabato, dopo la riunione nella sede della Protezione civile, che il governo non intende fermarsi al primo decreto di misure di sostegno all’economia, perché è (anche) alla crescita del Paese che bisogna lavorare. All’incontro nella sede della Protezione civile erano presenti alcuni ministri, tanti da essere in numero legale per un eventuale Cdm. In collegamento diretto c’erano anche i presidenti delle Regioni: quasi tre ore di faccia a faccia. Un nuovo decreto che conterrà le misure per affrontare la situazione arriverà nelle prossime ore, «in pieno raccordo – ha chiarito Conte – con le valutazioni anche dei governatori» con i quali c’è un «clima di grande collaborazione». «Le misure economiche annunciate e adottate» dal Cdm sono misure «di primissimo impatto», sottolinea e ribadisce: «Ho già detto che ci sarà un secondo provvedimento normativo per misure ancora più incisive che riguarderanno tutto il sistema produttivo, non solo delle regioni interessate, ma anche le restanti». Ci sarà «un terzo intervento ancora più organico e più complessivo, consapevoli che l’Italia ha bisogno di una grande spinta per la crescita economica. Stiamo lavorando intensamente perché questo è il momento di gestire l’emergenza sanitaria. Ma anche di continuare la vita di tutti i giorni e anche di far correre il paese, bisogna creare una forte spinta semplificatrice e una grande accelerazione nella spesa gli investimenti», nota.
Le misure urgenti
Durante il vertice sul coronavirus, il Presidente ha ricordato ai governatori in videocollegamento che già il primo decreto del Consiglio dei ministri ha approvato misure di immediato impatto per le situazioni più critiche, tra cui ad esempio la previsione della cassa integrazione ordinaria e in deroga (leggi qui tutte le misure previste). «Si tratta di un primissimo intervento» ha detto Conte, annunciando che il governo sta già predisponendo un altro intervento di urgenza, «più organico e incisivo», di sostegno al tessuto produttivo delle regioni, che sarà approvato nei prossimi giorni. «Ma non ci accontenteremo» ha detto Conte, ricordando che il Governo stava già lavorando, prima dell’emergenza coronavirus, «a una terapia d’urto, a un complessivo provvedimento di rilancio del Paese» che preveda tra le altre cose l’accelerazione dalla spesa degli investimenti, la semplificazione dei procedimenti amministrativi.
Cgia: fondi insufficienti
La Cgia di Mestre considera «insufficienti» i 3,6-4 miliardi previsti dal governo per il nuovo decreto di aiuti all’economia colpita dal coronavirus e calcola che ne servano almeno 10 (la Lega ha espresso,peraltro, l’auspicio che si arrivi a 20 miliardi di interventi). Il coordinatore dell’Ufficio studi degli artigiani di Mestre, Paolo Zabeo, chiede al governo «di intervenire con una misura economica choc di medio-lungo periodo di almeno 10 miliardi di euro, per evitare di scivolare verso una pesantissima recessione». E sull’ immagine negativa «scesa» su una parte del Paese, Zabeo afferma: «Veneto e Lombardia non sono il lazzaretto d’Europa, basta con questo danno di reputazione che rischia di penalizzarci oltre misura. Siamo il motore del Paese: viviamo di turismo, di cultura, di bellezza, di tecnologie avanzate e di prodotti di altissima qualità. Se continuiamo ad essere additati come un popolo di appestati rischiamo l’emarginazione economica».